(dopo
aver tradotto il passo)
Una riflessione per comprendere la cultura classica
Metti a confronta i due protagonisti evidenziandone le
diversità.
Che rapporto hanno i pastori con la natura? E che rapporto ha a
sua volta la natura con loro? Perché spesso per questo genere letterario essa è
stata accostata all’Eden?
Evidenzia gli elementi pittoreschi del testo.
Dove puoi ravvisare l’otium in questi versi? Perché Titiro
può essere considerato quasi un pastore-filosofo?
Analizza il ruolo del canto nell’ambito del mondo bucolico.
Quali emozioni dominano in questa egloga? Identificane il
lessico.
Che spazio ha la storia in questo testo? Come entrano i temi
politici?
Il deus di cui si parla va identificato con
Ottaviano. Come viene sviluppato il tema encomiastico? Questo atteggiamento può
essere considerato semplicemente come segno del servilismo del poeta?
Meliboeus
Tityre,
tu
patulae recubans sub tegmine fagi
(con chi concorda questo verbo?)
(osserva la figura retorica di suono
presente in questo primo verso; si tratta di una delle occorrenze più note)
silvestrem tenui Musam meditaris avena;
(il verbo ha
qui un significato tecnico legato alla poesia e al canto)
(osserva la
struttura –con una leggera variatio- del versus aureus, la cui
forma canonica è: attributo a / attributo b / predicato / sostantivo Α /
sostantivo Β. Nelle varianti il predicato può essere spostato dopo
l’attributo a o il sostantivo A. In quali altri versi di questa bucolica puoi
riconoscerla?)
nos patriae fines et dulcia
linquimus
arva:
nos
patriam fugimus;
tu,
Tityre, lentus in umbra doces silvas
(ripassa la
costruzione del verbo)
formosam resonare Amaryllida.
Tityrus
O
Meliboee, deus nobis haec otia fecit:
namque erit
ille mihi semper deus;
illius
aram saepe tener
nostris ab ovilibus imbuet
agnus.
(attenzione
al soggetto!)
Ille
(dove si
trova il predicato della principale?)
meas errare boves,
ut cernis,
(ha ovviamente valore incidentale)
et ipsum ludere,
(anche questo verbo ha un
significato tecnico legato alla poesia e al canto)
quae vellem,
(che pronome riconosci? A quale
elemento sottinteso della reggente si riferisce?)
calamo agresti
permisit.
Meliboeus
Non
equidem invideo;
miror magis:
undique totis
usque adeo turbatur
agris.
(il verbo si
trova in una forma impersonale)
En, ipse
capellas protinus aeger ago;
hanc
etiam vix, Tityre, duco:
hic inter
densas corylos modo namque gemellos, spem gregis, ah, silice in nuda
conixa
(che modo è? Con chi concorda?
Attenzione alla consecutio)
reliquit.
Saepe malum hoc nobis,
(di quale predicato questo è il c.
ogg.?)
si mens non laeva fuisset,
(qual è il valore di questa protasi?
Osserva il modo e il tempo!)
de caelo tactas
(che modo è? Con cosa concorda?)
memini
(questo
verbo spesso regge l’infinito presente per esprimere la vivezza del ricordo; in
italiano invece com’è meglio renderlo?)
praedicere quercus.
(che caso è quercus?
Attenzione alla declinazione!)
Sed
tamen,
iste deus qui sit,
(che tipo di subordinata riconosci?
Tieni conto del pronome e del modo)
da, Tityre, nobis.
Tityrus
Urbem,
(di quale verbo è c. ogg.?)
quam dicunt Romam,
(che pronome è? A cosa si riferisce?)
Meliboee,
putavi
stultus ego
huic nostrae similem,
(similem concorda con… ma
non è un c. ogg.; rifletti sul significato del verbo)
quo saepe solemus pastores
(che tipo di avverbio è? Quindi la
subordinata ha valore…)
ovium teneros depellere fetus.
Sic
canibus catulos similis,
(quale verbo
è sottinteso?)
sic
matribus haedos noram,
sic
parvis componere
magna solebam:
verum
haec tantum alias inter
caput extulit
urbes,
quantum lenta solent inter viburna cupressi.
(l’avverbio iniziale introduce una
comparativa e si collega a quale avverbio della reggente?)
(osserva la disposizione complessa
–ma con una ripetizione simmetrica- delle parole)
Meliboeus
Et quae
tanta fuit
tibi causa
(che tipo di
pronome riconosci? Quindi di che proposizione si tratta?)
Romam videndi?
(che modo è? Da quale sostantivo
dipende?)
Tityrus
Libertas,
quae sera tamen respexit inertem,
(puoi sottintendere me)
candidior postquam barba cadebat
tondenti;
(concorda con un mihi
sottinteso nella reggente)
respexit tamen
et longo
post tempore venit,
postquam nos Amaryllis habet,
Galatea reliquit:
namque,
fatebor enim,
dum me Galatea tenebat,
nec spes
libertatis erat,
nec cura
peculi.
Quamvis multa meis
exiret
victima
saeptis,
(in poesia –come più spesso avviene
in greco- non viene ripetuta la preposizione quando il verbo composto già la
contiene)
pinguis et ingratae
premeretur
caseus
urbi,
(anche in questi due versi trovi una
disposizione cara al Virgilio bucolico; come si chiama?)
non
umquam gravis
aere domum mihi dextra redibat.
Meliboeus
Mirabar,
quid maesta deos, Amarylli, vocares,
cui patereris
(qual è la natura di queste due
subordinate? Tieni conto del significato del verbo che le regge)
(attenzione ad individuare il verbo
corretto!!!)
pendere sua in arbore poma;
Tityrus
hinc aberat.
Ipsae te,
Tityre, pinus,
ipsi te
fontes,
ipsa haec
arbusta vocabant.
(osserva la
figura retorica di posizione)
Tityrus
Quid facerem?
(che valore
ha questo congiuntivo indipendente?)
Neque licebat
servitio me exire,
nec tam praesentis
alibi cognoscere
divos.
(che caso è praesentis?
Osserva con chi concorda. Si tratta di un uso –dalla patina arcaizzante- caro
alla poesia. Tale desinenza ricorre qui altre volte)
Hic illum
vidi
iuvenem,
Meliboee,
quotannis bis senos cui nostra dies altaria fumant.
Hic mihi
responsum primus dedit ille
petenti:
“Pascite,
ut
ante, boves, pueri;
(qui il
termine pueri non indica l’età, ma una condizione sociale, come il greco παῖδες)
submittite tauros.”
(il verbo ha
un significato tecnico legato all’allevamento)
Meliboeus
Fortunate
senex, ergo tua rura manebunt,
(in questa
battura di Melibeo compare spesso un tempo. Qual è? Che risonanza emotiva esprime?)
et tibi
magna satis,
(che
predicato è sottinteso?)
quamvis lapis omnia nudus limosoque palus obducat pascua iunco:
(quali sono i soggetti? Osserva la
disposizione ad incastro delle parole)
non insueta
gravis temptabunt pabula fetas,
nec mala
vicini pecoris contagia
laedent.
(anche qui
osserva la disposizione delle parole: che figura formano?)
Fortunate
senex, hic, inter flumina nota et fontis sacros, frigus captabis opacum;
hinc
tibi,
quae semper,
(a quale termine femminile si
riferisce questo pronome? Quale verbo puoi sottintendere? Qui però la
traduzione letterale non può essere fedele e andrebbe modificata)
vicino ab limite saepes
Hyblaeis apibus florem depasta
salicti
(qui trovi un uso di una lingua
molto raffinata che ricalca le movenze del greco: il verbo, al passivo, regge
un acc. di relazione e un dativo d’agente)
saepe suadebit
levi susurro
somnum inire;
(quale figura di suono riconosci in
questo verso suggestivo? Puoi parlare di fonosimbolismo?)
hinc alta sub rupe
canet
frondator ad auras,
(attenzione
al tempo)
nec tamen
interea raucae, tua cura, palumbes,
nec aëria
cessabit
turtur ab
ulmo
gemere.
Tityrus
Ante leves ergo pascentur in aethere cervi,
et freta destituent
nudos
in litore piscis,
(attenzione
ai tempi!)
ante
pererratis amborum finibus
(che modo è? Quindi che sintagma
individui?)
exsul aut
Ararim Parthus bibet,
aut Germania Tigrim,
quam nostro illius labatur pectore voltus.
(questo quam
si connette ad un avverbio ripetuto due volte nelle righe precedenti; in
italiano la frase diventa più scorrevole se unisci i due elementi)
Meliboeus
At nos
hinc alii sitientis
ibimus
Afros,
pars
Scythiam et rapidum
cretae veniemus
Oaxen
et Britannos
penitus toto
divisos
orbe.
En umquam
patrios
longo post tempore finis,
pauperis
et tuguri
congestum caespite culmen, post mirabor
mea regna videns
aliquot aristas?
(si tratta di uno dei versi
virgiliani più tormentati. Anche traduttori illustri ne hanno proposto rese
poco convincenti. Nell’interpretazione che ti propongo videns
–retto da mirabor- si avvicina al valore di part. predicativo; invece mea
regna sarebbe apposizione di aristas. Infine post avrebbe
valore di avverbio. Anche questa ipotesi comporta comunque alcune forzature
pesanti, ma la questione è destinata a rimanere irrisolta a meno che non si
intervenga a correggere il testo tràdito)
Impius
haec tam culta novalia miles habebit,
barbarus
has segetes.
En, quo
discordia civis
produxit
miseros:
(che valore
ha quo?)
his nos consevimus
agros!
Insere nunc, Meliboee, piros,
pone ordine vitis.
(le parole
di Melibeo assumono qui un tono di amaro sarcasmo)
Ite meae, felix quondam
pecus, ite
capellae.
Non ego
vos posthac,
viridi proiectus in antro,
(con chi concorda?)
dumosa pendere procul de rupe
videbo;
carmina
nulla canam;
non,
me pascente,
(che sintagma riconosci?)
capellae,
florentem cytisum et salices carpetis amaras.
Tityrus
Hic tamen
hanc
mecum poteras
requiescere
noctem
fronde super viridi:
(il tempo di
poteras va considerato un “falso condizionale” ed esprime una scelta
ormai irrealizzabile)
sunt nobis mitia poma, castaneae
molles, et pressi
copia lactis;
(che tipo di
costruzione riconosci? Osserva il verbo che funge da predicato e la presenza
del dativo)
et iam summa
procul villarum culmina fumant,
maioresque cadunt
altis de montibus umbrae.
(che tono
conferisce a tutta l’egloga l’ultima parola?)
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