sabato 27 giugno 2020

Virgilio: Egloga I (struttura commentata)

(dopo aver tradotto il passo)

 

Una riflessione per comprendere la cultura classica

 

Metti a confronta i due protagonisti evidenziandone le diversità.

 

Che rapporto hanno i pastori con la natura? E che rapporto ha a sua volta la natura con loro? Perché spesso per questo genere letterario essa è stata accostata all’Eden?

 

Evidenzia gli elementi pittoreschi del testo.

 

Dove puoi ravvisare l’otium in questi versi? Perché Titiro può essere considerato quasi un pastore-filosofo?

 

Analizza il ruolo del canto nell’ambito del mondo bucolico.

 

Quali emozioni dominano in questa egloga? Identificane il lessico.

 

Che spazio ha la storia in questo testo? Come entrano i temi politici?

 

Il deus di cui si parla va identificato con Ottaviano. Come viene sviluppato il tema encomiastico? Questo atteggiamento può essere considerato semplicemente come segno del servilismo del poeta?

 

Meliboeus

Tityre, tu

patulae recubans sub tegmine fagi

(con chi concorda questo verbo?)

(osserva la figura retorica di suono presente in questo primo verso; si tratta di una delle occorrenze più note)

silvestrem tenui Musam meditaris avena;

(il verbo ha qui un significato tecnico legato alla poesia e al canto)

(osserva la struttura –con una leggera variatio- del versus aureus, la cui forma canonica è: attributo a / attributo b / predicato / sostantivo Α / sostantivo Β. Nelle varianti il predicato può essere spostato dopo l’attributo a o il sostantivo A. In quali altri versi di questa bucolica puoi riconoscerla?)

 

nos patriae fines et dulcia linquimus arva:

 

nos patriam fugimus;

tu, Tityre, lentus in umbra doces silvas

(ripassa la costruzione del verbo)

formosam resonare Amaryllida.

 

 

Tityrus

O Meliboee, deus nobis haec otia fecit:

 

namque erit ille mihi semper deus;

 

illius aram saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus.

(attenzione al soggetto!)

 

Ille

(dove si trova il predicato della principale?)

meas errare boves,

ut cernis,

(ha ovviamente valore incidentale)

et ipsum ludere,

(anche questo verbo ha un significato tecnico legato alla poesia e al canto)

quae vellem,

(che pronome riconosci? A quale elemento sottinteso della reggente si riferisce?)

calamo agresti

permisit.

 

 

Meliboeus

Non equidem invideo;

miror magis:

 

undique totis usque adeo turbatur agris.

(il verbo si trova in una forma impersonale)

 

En, ipse capellas protinus aeger ago;

 

hanc etiam vix, Tityre, duco:

 

hic inter densas corylos modo namque gemellos, spem gregis, ah, silice in nuda

conixa

(che modo è? Con chi concorda? Attenzione alla consecutio)

reliquit.

 

Saepe malum hoc nobis,

(di quale predicato questo è il c. ogg.?)

si mens non laeva fuisset,

(qual è il valore di questa protasi? Osserva il modo e il tempo!)

de caelo tactas

(che modo è? Con cosa concorda?)

memini

(questo verbo spesso regge l’infinito presente per esprimere la vivezza del ricordo; in italiano invece com’è meglio renderlo?)

praedicere quercus.

(che caso è quercus? Attenzione alla declinazione!)

 

Sed tamen,

iste deus qui sit,

(che tipo di subordinata riconosci? Tieni conto del pronome e del modo)

da, Tityre, nobis.

 

Tityrus

Urbem,

(di quale verbo è c. ogg.?)

quam dicunt Romam,

(che pronome è? A cosa si riferisce?)

Meliboee, putavi stultus ego

huic nostrae similem,

(similem concorda con… ma non è un c. ogg.; rifletti sul significato del verbo)

quo saepe solemus pastores

(che tipo di avverbio è? Quindi la subordinata ha valore…)

ovium teneros depellere fetus.

 

Sic canibus catulos similis,

(quale verbo è sottinteso?)

sic matribus haedos noram,

sic parvis componere magna solebam:

 

verum haec tantum alias inter caput extulit urbes,

quantum lenta solent inter viburna cupressi.

(l’avverbio iniziale introduce una comparativa e si collega a quale avverbio della reggente?)

(osserva la disposizione complessa –ma con una ripetizione simmetrica- delle parole)

 

Meliboeus

Et quae tanta fuit tibi causa

(che tipo di pronome riconosci? Quindi di che proposizione si tratta?)

Romam videndi?

(che modo è? Da quale sostantivo dipende?)

 

Tityrus

Libertas,

quae sera tamen respexit inertem,

(puoi sottintendere me)

candidior postquam barba cadebat

tondenti;

(concorda con un mihi sottinteso nella reggente)

 

respexit tamen

et longo post tempore venit,

postquam nos Amaryllis habet,

Galatea reliquit:

 

namque,

fatebor enim,

dum me Galatea tenebat,

nec spes libertatis erat,

nec cura peculi.

 

Quamvis multa meis exiret victima saeptis,

(in poesia –come più spesso avviene in greco- non viene ripetuta la preposizione quando il verbo composto già la contiene)

pinguis et ingratae premeretur caseus urbi,

(anche in questi due versi trovi una disposizione cara al Virgilio bucolico; come si chiama?)

non umquam gravis aere domum mihi dextra redibat.

 

Meliboeus

Mirabar,

quid maesta deos, Amarylli, vocares,

cui patereris

(qual è la natura di queste due subordinate? Tieni conto del significato del verbo che le regge)

(attenzione ad individuare il verbo corretto!!!)

pendere sua in arbore poma;

 

Tityrus hinc aberat.

 

Ipsae te, Tityre, pinus,

ipsi te fontes,

ipsa haec arbusta vocabant.

(osserva la figura retorica di posizione)

 

Tityrus

Quid facerem?

(che valore ha questo congiuntivo indipendente?)

 

Neque licebat

servitio me exire,

nec tam praesentis alibi cognoscere divos.

(che caso è praesentis? Osserva con chi concorda. Si tratta di un uso –dalla patina arcaizzante- caro alla poesia. Tale desinenza ricorre qui altre volte)

 

Hic illum vidi iuvenem, Meliboee,

quotannis bis senos cui nostra dies altaria fumant.

 

Hic mihi responsum primus dedit ille

petenti:

Pascite, ut ante, boves, pueri;

(qui il termine pueri non indica l’età, ma una condizione sociale, come il greco παῖδες)

submittite tauros.”

(il verbo ha un significato tecnico legato all’allevamento)

 

Meliboeus

Fortunate senex, ergo tua rura manebunt,

(in questa battura di Melibeo compare spesso un tempo. Qual è? Che risonanza emotiva esprime?)

 

et tibi magna satis,

(che predicato è sottinteso?)

quamvis lapis omnia nudus limosoque palus obducat pascua iunco:

(quali sono i soggetti? Osserva la disposizione ad incastro delle parole)

 

non insueta gravis temptabunt pabula fetas,

 

nec mala vicini pecoris contagia laedent.

(anche qui osserva la disposizione delle parole: che figura formano?)

 

Fortunate senex, hic, inter flumina nota et fontis sacros, frigus captabis opacum;

 

hinc tibi,

quae semper,

(a quale termine femminile si riferisce questo pronome? Quale verbo puoi sottintendere? Qui però la traduzione letterale non può essere fedele e andrebbe modificata)

vicino ab limite saepes

Hyblaeis apibus florem depasta salicti

(qui trovi un uso di una lingua molto raffinata che ricalca le movenze del greco: il verbo, al passivo, regge un acc. di relazione e un dativo d’agente)

saepe suadebit levi susurro

somnum inire;

(quale figura di suono riconosci in questo verso suggestivo? Puoi parlare di fonosimbolismo?)

 

hinc alta sub rupe canet frondator ad auras,

(attenzione al tempo)

 

nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes,

nec aëria cessabit turtur ab ulmo

gemere.

 

Tityrus

Ante leves ergo pascentur in aethere cervi,

et freta destituent nudos in litore piscis,

(attenzione ai tempi!)

ante

pererratis amborum finibus

(che modo è? Quindi che sintagma individui?)

exsul aut Ararim Parthus bibet, aut Germania Tigrim,

quam nostro illius labatur pectore voltus.

(questo quam si connette ad un avverbio ripetuto due volte nelle righe precedenti; in italiano la frase diventa più scorrevole se unisci i due elementi)

 

Meliboeus

At nos hinc alii sitientis ibimus Afros,

pars Scythiam et rapidum cretae veniemus Oaxen et Britannos

penitus toto divisos orbe.

 

En umquam patrios longo post tempore finis, pauperis et tuguri congestum caespite culmen, post mirabor

mea regna videns aliquot aristas?

(si tratta di uno dei versi virgiliani più tormentati. Anche traduttori illustri ne hanno proposto rese poco convincenti. Nell’interpretazione che ti propongo videns –retto da mirabor- si avvicina al valore di part. predicativo; invece mea regna sarebbe apposizione di aristas. Infine post avrebbe valore di avverbio. Anche questa ipotesi comporta comunque alcune forzature pesanti, ma la questione è destinata a rimanere irrisolta a meno che non si intervenga a correggere il testo tràdito)

 

Impius haec tam culta novalia miles habebit,

barbarus has segetes.

 

En, quo discordia civis produxit miseros:

(che valore ha quo?)

 

his nos consevimus agros!

 

Insere nunc, Meliboee, piros,

pone ordine vitis.

(le parole di Melibeo assumono qui un tono di amaro sarcasmo)

 

Ite meae, felix quondam pecus, ite capellae.

 

Non ego vos posthac,

viridi proiectus in antro,

(con chi concorda?)

dumosa pendere procul de rupe

videbo;

 

carmina nulla canam;

 

non,

me pascente,

(che sintagma riconosci?)

capellae, florentem cytisum et salices carpetis amaras.

 

Tityrus

Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem fronde super viridi:

(il tempo di poteras va considerato un “falso condizionale” ed esprime una scelta ormai irrealizzabile)

 

sunt nobis mitia poma, castaneae molles, et pressi copia lactis;

(che tipo di costruzione riconosci? Osserva il verbo che funge da predicato e la presenza del dativo)

 

et iam summa procul villarum culmina fumant,

maioresque cadunt altis de montibus umbrae.

(che tono conferisce a tutta l’egloga l’ultima parola?)